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Si definisce ortodonzia quella branca della medicina che si occupa di correggere le posizione spaziale dei denti nelle ossa e di creare una coordinazione tra le arcate.
L’ortodonzia non si occupa soltanto di riposizionare i denti nella loro giusta collocazione ma consente, in base alle necessità, di migliorare la respirazione, consente una più facile autodetersione dei propri denti e quindi una minor infiammazione gengivale, consente di posizionare i denti in maniera strategica per la formazione di restauri che meglio si adattino alle esigenze della bocca e molto altro ancora.
Gli apparecchi mobili si dividono in due tipologia:
la prima è rappresentata da apparecchiature funzionali specifiche per l’età compresa tra i 5 e i 13 anni, sono utilizzati per risolvere problemi funzionali e scheletrici. Tendenzialmente non lavorano sui denti ma lavorano su muscoli e strutture scheletriche.
La seconda tipologia di apparecchiatura mobile consiste negli apparecchi che vengono consegnati a fine terapia per mantenere il risultato ottenuto.
Un discorso a parte deve essere fatto per la nuova tipologia di apparecchiature chiamata invisalign.
Gli impianti dentali sono dei sostituti delle radici perse, questi forniscono un supporto stabile per poter rimpiazzare i denti persi.
Vengono inseriti mediante un piccolo intervento all’interno dell’osso e dopo un periodo variabile ( in base all’osso residuo e alla tipologia di restauro) vengono messi in carico fornendo il supporto ideale per un restauro dentale fisso.
Statisticamente gli impianti risultano stabili a cinque anni nel 90-93% dei casi e a 10 anni intorno all’85-90% dei casi. Chiaramente queste durate sono relative a pazienti che sono soggette a controlli periodici e che vengono controllati almeno una volta ogni 6 mesi. Il rigetto degli impianti può essere legato a due fattori il primo avviene nei primi mesi dall’inserimento dell’impianto stesso dove non avviene l’integrazione e a distanza di un mese l’impianto inizia ad essere espulso senza nessun tipo di dolore perché si forma del tessuto gengivale all’interno del tunnel in cui viene inserito l’impianto e questo spinge sempre più in alto l’impianto.
La seconda modalità è legata alla perimpèlantite, ossia ad una infezione che si sviluppa a carico del tessuto che sostiene l’impianto e che si sviluppa molto lentamente. L’infezione è di origine batterica e questi si depositano sulle spire dell’impianto e scendendo fanno perdere l’integrazione dello stesso fino a dover rimuovere l’impianto. Una volta perso l’impianto e sistemata la situazione di supporto dei tessuti parodontali l’impianto lo si può rimettere.
Attualmente l’ortodonzia si rivolge a tutta la popolazione a partire dai 5 anni fino a raggiungere le persone in terza età.
Durante il primo anno di scuola è bene iniziare a far controllare i denti in quanto si possono intercettare quelle che potrebbero essere delle problematiche funzionali e scheletriche dell’età adolescenziale. In questi casi l’utilizzo di apparecchiature funzionali ed ortopediche consentono un ripristino della condizione di normalità in breve tempo risparmiando al paziente trattamenti lunghi e complessi nell’età adulta.
Queste tecniche sono specifiche per gli adulti che oltre ad avere problemi legati alla mancanza di denti hanno anche problemi gengivali in quanto non infiammano i tessuti e consentono un miglioramento dell’igiene orale, permettono il posizionamento dei denti nella posizione ideale e permettono al medico di eseguire interventi a livello di gengive o inserire impianti durante il trattamento.
Si preferisce la soluzione impiantare perché così si preservano i denti naturali. Infatti utilizzando gli impianti nei progetti di restauro della bocca non vengono compresi i denti del paziente.
La soluzione con impianti permette quindi un risparmio biologico importante.
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